Notizie intorno al Monte Soratte

                                    di Letizia Tessicini  (10/1/2006)

Continuando a parlare del territorio dei Falisci, il Leoncini si sofferma a parlare del Monte Soratte.

Questo monte, appunta l’autore, sorge lungo la via Flaminia, a metà strada tra Arignano e Civita Castellana; nei tempi antichi fu consacrato ad Apollo ed alla Dea Feronia, mentre ai tempi in cui vennero compilati gli appunti vi era venerato San Silvestro, il quale si era rifugiato sul monte per sfuggire alle persecuzioni volute da un Costantino non ancora cristiano.

Il Soratte è un luogo scosceso e duro, sempre coperto di neve come da autorevole testimonianza di Ovidio “vides ut alta res nivae candidum soracte”, purtuttavia vi sono state erette numerose chiese: oltre al già citato santuario di San Silvestro presso la grotta del santo vi sono Santa Maria delle Grazie, San Sebastiano, San Antonio, Santa Lucia, Santa Romana e in più parecchie grotte sono abitate da eremiti; nel corso di tutto l’anno, aggiunge poi il Leoncini, nei santuari della zona viene concessa l’indulgenza plenaria.

Anche nei tempi antichi il Soratte era un luogo sacro, dove si credeva risiedesse la dea Feronia; lo stesso Strabone vi colloca una città e un tempio dedicati alla dea. Questo luogo sacro, ci narra il Leoncini, era controllato dalla gens Hirpia, i cui membri solevano praticare strani sacrifici per la dea e compiere riti di purificazione con il fuoco (dice l’autore che costoro erano in grado di camminare sulle braci ardenti e di gettarsi nelle fiamme uscendone indenni), per questo servizio reso alla comunità questa gens era esonerata dal servizio militare e da altri servizi per la repubblica.

Presso la città sacra, che si doveva trovare nella località San Resto ma come sottolinea l’autore non ve ne rimane traccia, venivano annualmente celebrati dei riti che radunavano genti dalla contrade circostanti. Vi doveva poi essere anche un bosco sacro, nel quale risiedeva la stessa Feronia; ma il Leoncini riporta che altri autori collocano tale bosco presso Bagnoregio, Livio lo cita presso Capena: l’autore risolve la diatriba sostenendo che dovessero esistere più di un bosco sacro, ciascuno nelle località riportate dagli storici.

In più Plinio narra, riportando una notizia di Marrone, che presso il bosco vi era anche un lago le cui acque ribollivano ed erano velenose: simili laghi, ricorda il Leoncini, vi sono anche presso Anzio, Montepulciano e ad Orte in località Solfatare.